Quello che le mamme non dicono
Scopri con Terre des Hommes i desideri, le esperienze e i sogni di centinaia di mamme.
Significa che ovunque nel mondo, anche nei contesti più difficili, come un campo profughi, una mamma immagina un futuro da medico o avvocata per i propri figli e sogna di vivere in un luogo dove non ci sia la guerra. Le mamme di 7 paesi ci hanno raccontato i loro desideri, le loro esperienze e i loro sogni. Per realizzare un futuro libero da violenza e povertà per loro stesse e i loro bambini hanno bisogno del tuo sostegno.
Ascolta le loro voci, dona oggi stesso.
Essere mamme non è la stessa cosa a tutte le latitudini. Immaginare un futuro per il proprio bimbo che è nato e sta crescendo in un campo profughi in Iraq, non è la stessa cosa che farlo in un appartamento di Milano, così come non lo è in un contesto rurale dove a causa dei cambiamenti climatici la siccità sta riducendo notevolmente le colture e, quindi, la disponibilità di cibo per una famiglia contadina del Mozambico. Non significa che essere mamma sia più facile in un luogo piuttosto che in altro ma, per esempio, il tipo di aiuto economico o di sostegno che una mamma sola potrà aspettarsi sulle montagne dell’Ecuador, non sarà lo stesso di una mamma single italiana. Le terribili gabbie, che stringeranno in percorsi più o meno obbligati una bambina in alcuni villaggi dell’India, non saranno le stesse che poco alla volta siamo riusciti a rendere sempre meno opprimenti in alcuni paesi.
Noi di Terre des Hommes abbiamo voluto adottare la prospettiva delle mamme in paesi come Bangladesh, Colombia, Ecuador, India, Iraq, Libano, Mozambico, Myanmar, Nicaragua e Zimbabwe dove attraverso il Sostegno a Distanza e i nostri interventi di emergenza, cerchiamo di migliorare la loro vita e quella dei loro bambini.
Lo abbiamo fatto con i numeri, quelli di una piccola sperimentale survey in cui abbiamo coinvolto quasi 800 donne, ma soprattutto lo abbiamo fatto con le loro storie: di solitudine, fuga, lutti, ma anche di un incredibile ottimismo. Le voci di queste donne sono anche il segno di un’estrema consapevolezza: quella che hanno nel delineare i problemi e le soluzioni. Lavoro e imprenditoria femminile; contrasto al machismo e alla violenza che ancora sui esercita sui loro corpi e su quelli delle loro figlie; accesso alla salute e all’istruzione di qualità: solo alcune delle ricette per un futuro che, come ci ha raccontato Anna, giovane mamma ucraina che abbiamo incontrato a Milano, nel nostro Spazio indifesa, tutti noi, oggi più che mai, vorremmo soprattutto libero dalla guerra.
Nancy - Ecuador
Nancy vive col marito e i suoi tre figli in una baracca alla periferia di Quito, in Ecuador.
Ci ha raccontato della sua primogenita nata con una grave disabilità, da cui trova forza per andare avanti, ma anche del suo sogno: abitare in una casa vera.
Ilaria - Mozambico
Anna - Ucraina
Anna ha lavorato fino al giorno prima del parto e non è stato facile ritrovarsi d’un tratto a casa con la sua bimba da crescere. Oggi sono entrambe al sicuro, ma la guerra in Ucraina ha lasciato spazio per un solo sogno: un futuro di pace.
Karen - Nicaragua
Karen è rimasta incinta a 14 anni. Appena lo ha saputo è scoppiata a piangere, aveva paura che i suoi genitori le voltassero le spalle. Oggi ha tre figli sogna per loro un buon lavoro e soprattutto una famiglia unita.
Mahalakshmi - India
Saijda - Iraq
Maha - Siria
Maha, 30 anni e mamma di 4 figli, è scappata dalla Siria a causa della guerra e ora vive in un campo profughi in Libano. La fuga tra i bombardamenti è stata difficilissima, in quei momenti il suo unico pensiero era quello di proteggere i suoi bambini.
“Mia figlia è la forza che ci fa andare avanti”
Nancy – Ecuador